Psicologia spicciola: per inutili problemi femminili



Credo di avere un problema con le relazioni.
Il primo passo verso la cura, la soluzione, è ammetterlo.
E ammettiamolo.
Per come stanno andando le cose, da quando anche io ho deciso di entrare nel favoloso mondo delle dinamiche di coppia, io ho evidentemente un problema con le relazioni.
O le relazioni hanno un problema con me.
O chi si relaziona con me ha un problema a relazionarsi con me.
Cazzo.
Che casino.
Chi ha il problema con chi allora?
Siamo al punto di partenza.


Credo che, visto che il soggetto comune in queste ipotesi sono io, il problema ce l’ho io.
Mi lascio andare alle relazioni quelle complicate, che sai già in partenza che non possono andare.
Oddio non è proprio vero, con J. ero partita che le possibilità c’erano, morte subito da un suo rifiuto non troppo convinto che poi ha portato a tre anni di relazione tumultuosa, dolorosa e decisamente saltuaria.
La fine, se così possiamo chiamarla, è stata posta da lui qualche mese fa.
Poi è tornato per l’ennesima volta sui suoi passi, e io,invece, non sono tornata.
Il punto è che non ho detto no definitivamente.
Per quanto ci volessi credere, mi rendo conto che non è così.

Insomma, le storie malate sono dei tunnel, anche se dolorose sanno tenerti dentro come un polipo: no way out.
Quindi ci resti dentro, insomma, se non riesci ad uscire dal tunnel arredalo. [cit.]
I motivi sono ovvi: intensi sentimenti, intense emozioni, intensi dolori, intensi momenti di felicità, tutto intenso.
Si a sentirlo dire pare una dipendenza da “intensitudine”, anche molto emo; dipendenza non è sbagliata come parola: ami la persona che ti sta accanto malgrado tutto, la ami così tanto che non ne puoi fare a meno, l’astinenza provoca convulsioni.
Una droga.

Invece dopo una sorta di rehab autoinflitta mentale, mi sono concessa il lusso e l’azzardo di dire basta alla dipendenza.
Come tutte le cose cattive, poi fanno troppo male alla salute, e sono riuscita a trovare la porta per uscire, seppur continuando tutt’ora a guardarmi indietro, dal mio bel tunnel arredato.

Ah la luce del sole, i colori del mondo, le carezze del vento: ah gli altri uomini che popolano la terra.
Tutto riapparì innanzi ai miei occhi: seducendomi.
Più che altro a sedurmi è stato un altro maschio della specie.
Emanava una luce abbagliante, si insomma anni di buio ti portano a confondere le cose, simpatico, alla mano, un sacco di cose in comune con te, semplice, sauvage.
Insomma il riassunto di quello che avevi sempre cercato in un uomo.
Per dindirindina va che botta di culo.
Si che botta di culo: che si schianta a terra.
BOM.
Che poi mi domando, una volta uscite da relazioni disastrose dovremmo acquisire qualche sorta di super potere che ci permetta di prevenire altri ed eventuali disastri. No?
No. Cazzo, usciamo dal tunnel e la luce ci acceca, per ripararci non usiamo gli occhiali da sole griffati, no troppo scontato, andiamo con due belle fette di salame belle spesse, stile vampiri contro il sole.
Che classe.
Per la precisione andiamo a capitare tra le ipnotizzanti braccia di un altro uomo, che anche se fuori la confezione è nuova, lo slogan pubblicizza tutto un nuovo prodotto, nella sostanza è della stessa categoria di quello che hai lasciato, con dolore e insicurezza, nel tunnel.
Solo che stavolta lo slogan aveva in sovraimpressione a caratteri cubitali che la cosa sarebbe stata duratura.
Anzi aveva proprio una data di scadenza: “mozzarella di bufala per lei signora?”
Ma io dentro di me ho una supereroina che è patologicamente malata, disperatamente desiderosa di dimostrare che tutto può, anche l’impossibile: ci si è buttata senza paracadute, anzi prima lo aveva, per un po’ lo ha tenuto, ma al momento di aprirlo ha fatto “all in” e lo ha buttato via.
BOM2.
È un po’ come essere in viaggio sulla Milano-Genova: è un continuo passare di galleria in galleria. Prima o poi a Genova ci arrivi, ergo prima o poi i miei tunnel finiranno e mi sollazzerò mangiando “fugassa” con un bel manzo d’allevamento.


Diagnosi finale: io ho un problema con le relazioni.
In qualche modo, dopo una profonda analisi, direi che involontariamente saboto tutto, della serie mi voglio inconsciamente male.
Buono.
Il dottore dice: che la malattia dovrebbe avere a che fare con la philofobia.
Io dico: si forse probabile, ma una bella dose di sfiga non prescritta dal medico dove la mettiamo?: eppure è lì ogni mattina mista al latte coi biscotti.
E io me la bevo.


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